Inserisco in questa rubrica la traduzione che segue, perché la poesia intitolata “La Canzone della Lavanderia” ( 洗 衣 歌 “xĭyīgē”) mi sembra ispirarsi soprattutto alla denuncia sociale.
Essa descrive infatti le misere condizioni degli immigranti cinesi che, agli inizi del XX° secolo nelle città del Nord-America, costituivano un sottoproletariato cui venivano riservati i lavori più umili e degradanti. Col trascorrere dei decenni anche la situazione delle minoranze etniche è migliorata ed i loro membri rappresentano oggi un ceto medio che è uscito definitivamente dal ghetto ed ha ormai accesso a tutte le professioni.
Il suo autore Wén Yīduō 闻 一 多 ( nome d’arte di Wén Jiāhuá 闻 家 驊 ), nato nel 1899, dopo aver frequentato l’università a Pechino, si recò nel 1922 negli Stati Uniti per studiare belle arti e letteratura all’Art Institute di Chicago. Ritornato in Cina, divenne noto per la sua attività poetica e per il suo impegno politico. Fu ucciso nel 1946 da agenti del Guómíndăng 國 民 党 .
LA CANZONE DELLA LAVANDERIA
Il mestiere tipico dei Cinesi in qualsiasi località dell’America è quello del lavandaio. Perciò tutti gli studenti che arrivano qui si sentono domandare: “Tuo padre lavora in una lavanderia?”.
( 1 capo di biancheria... 2 capi... 3 capi ) Lavateli bene! ( 4 capi.... 5 capi... 6 capi) Stirateli come si deve!
Penso io ai fazzoletti umidi di lacrime.
Ripulisco io le camicie annerite dalla disonestà, unte dalla cupidigia, macchiate dalla lussuria e da tutte le sporcizie che avete in casa.
Datemele da lavare! Datemele da lavare!
Quanto sudiciume per un nichelino, quanta puzza per guadagnarsi la vita.
Queste sozzure, voi sareste capaci di lavarle? Voi, che sapete solo sporcare di nuovo la biancheria pulita, voi, brava gente, lo sapreste fare?
Per voi il lavandaio è un mestiere da miserabili. Chi si abbasserebbe a farlo se non un cinese?
Eppure i vostri predicatori ci raccontano che il padre di Gesù era un falegname. È vero o no? Non dicono proprio così?
Lavorare con acqua e sapone non porta da nessuna parte. Costruire incrociatori è molto meglio che lavare i panni.
Anch’io mi domando che razza di vita sia sudare sangue per lavare il sudore degli altri.
Voi lo fareste? Sareste disposti a fare i lavandai?
Un anno passa. Ne comincia un altro. Mi vengono le lacrime pensando al paese.
È mezzanotte. Nella lavanderia la lampada è ancora accesa.
È un lavoro da miserabili?
Non preoccupatevene. Mettete solo da parte ciò che non è pulito, ciò che non è stirato, e chiamate “quello là”, chiamate il cinese.
Penso io ai fazzoletti umidi di lacrime.
Ripulisco io le camicie annerite dalla disonestà, unte dalla cupidigia, macchiate dalla lussuria e da tutte le sporcizie che avete in casa.
Datemele da lavare! Datemele da lavare!
( 1 capo... 2 capi...3 capi) Lavateli bene! (4 capi...5 capi...6 capi) Stirateli come si deve!