1. Zĭ Zhāng disse: “ Il vero galantuomo è colui che, di fronte al pericolo, sa rischiare la vita, che, di fronte al guadagno, non dimentica la giustizia, che celebra i sacrifici con animo riverente e che prova un dolore sincero nelle manifestazioni di lutto.”
2.Zĭ Zhāng si domandò: “ È possibile o no definire virtuoso uno che rispetta la virtù con animo gretto ed osserva i buoni princìpi senza aderirvi sinceramente?”.
3. Ai discepoli di Zĭ Xià, che lo interrogavano sui rapporti sociali, Zĭ Zhāng domandò a sua volta quale fosse al riguardo l’insegnamento di Zĭ Xià.
Gli risposero che Zĭ Xià consigliava di frequentare le persone perbene e di stare lontani da coloro che non lo erano.
“A me, invece, hanno insegnato” replicò Zĭ Zhāng” che il galantuomo rispetta gli uomini di valore, ma ha rapporti anche con gli altri, loda le persone eccellenti, ma dimostra simpatia anche per coloro che appaiono meno degni e capaci. Con la vostra teoria, se io fossi un saggio, dovrei cominciare a domandarmi chi debbo escludere dalla mia frequentazione. Se non lo fossi, dovrei essere escluso dai rapporti con i saggi. Vi pare che l’insegnamento della saggezza possa basarsi sull’esclusione?”. (1)
4.Zi Xià osservò: “Anche nei mestieri e nelle professioni c`è indubbiamente qualcosa di valido, ma il gentiluomo non vi si addentra per paura di impantanarvisi.” (2)
5. Zi Xià osservò: “ Si può dire che chi esamina ogni giorno le proprie insufficienze e non dimentica da un mese all’altro ciò che ha imparato ama veramente lo studio”.
6.Zĭ Xià disse: “Studio approfondito e seria determinazione.Ricerca accurata ed intima riflessione. Ecco in che cosa consiste la virtù”.
7.Zĭ Xià disse: “Gli artigiani hanno la bottega al mercato per compiervi il loro lavoro. I saggi hanno lo studio per perfezionarsi nella Via.”.
8.Zi Xià osservò: “ I mediocri trovano sempre una scusa per giustificare le proprie mancanze”.
9.Zĭ Xià osservò: “L’uomo dabbene si presenta sotto tre aspetti. Di lontano appare dignitoso. Da vicino appare cordiale . Quando parla, lo fa in modo preciso e senza fronzoli.”(3)
10.”Il buon sovrano” spiegò Zĭ Xià” potrà richiedere dei sacrifici ai sudditi solo dopo essersi dimostrato degno della loro fiducia. Altrimenti sarà considerato un oppressore. (4) Il buon consigliere formulerà dei suggerimenti solo dopo essersi guadagnato la fiducia del principe. Altrimenti il principe si riterrà offeso.”
11. Zĭ Xià disse: “ Chi rispetta i grandi princìpi, può permettersi qualche libertà nelle piccole cose”.
12. Zĭ Yóu ammise che i discepoli e gli allievi di Zĭ Xià sapevano tenere in ordine una casa, conoscevano le regole della conversazione e si comportavano educatamente quando erano in visita da altri. (5) “Però” concluse” questi sono sono dettagli. Essi ignorano quelli che sono i fondamenti del sapere”.
Zĭ Xià, informato di queste critiche, replicò:” Ahimè! Yóu si sbaglia davvero.Che cosa è essenziale e che cosa è accessorio nella formazione di un galantuomo? Le persone sono come le erbe e le piante, ciascuna delle quali esige il proprio terreno. Come potrebbe essere erroneo l’insegnamento che plasma un uomo dabbene? Solo il saggio sa scorgere il carattere unitario di ciò che insegna.”(6)
13. “I funzionari eccellenti possono dedicarsi agli studi.”disse Zĭ Xià “Gli studenti migliori possono cercare un impiego”. (7)
14.”Il lutto” disse Zĭ Xià “deve esprimere il cordoglio, senza cadere in eccessi”.
15. “Il mio amico Zhāng” osservò Zĭ Xià” è capace di fare cose difficili, ma non ha ancora raggiunto la virtù.”(8)
16.”Quanta dignità nel comportamento di Zhāng!”osservò Zēng Zĭ “ Però, con lui è difficile coltivare la virtù.”(9)
17.Zēng Zĭ disse: “ Ho sentito il Maestro dire che gli uomini non si mostrano in pieno tali quali sono se non in occasione della morte dei genitori”. (10)
18.Zēng Zĭ disse: “Ho sentito il Maestro affermare che si poteva tentare di imitare altri aspetti della pietà filiale di Mèng Zhuāng Zĭ (11), ma non il fatto che avesse tenuto con sé i collaboratori del padre e non avesse modificato alcuna delle decisioni paterne”. (12)
19.Yáng Fū domandó a Zēng Zī come dovesse svolgere le funzioni di giudice penale (13) che gli erano state affidate dai Mèngsūn.
“In un’epoca in cui i governanti non seguono più la retta via, è chiaro che anche il popolo ha perso da tempo l’orientamento.”gli rispose Zēng Zĭ ” Perciò, se scopri un reato, non rallegrartene, ma abbi compassione dei colpevoli.”
20. Zī Gòng osservò: “ In realtà Zhòu non era poi così malvagio come ci ha tramandato la leggenda. (14) Per questo il saggio ha cura di non trovarsi in basso, dove la corrente trascina tutte le sozzure del mondo. “(15)
21. Zĭ Gòng disse: “Gli errori del saggio sono come le eclissi del sole e della luna. Tutti notano quando sbaglia e tutti notano quando si corregge.”
22. Gòngsūn Zhāo di Wèi (16) domandò a Zĭ Gòng da dove Confucio traesse tutto il suo sapere.
Zĭ Gòng gli rispose: “L’insegnamento dei re Wén e Wŭ non è stato dimenticato, ma sopravvive ancora nella memoria del popolo. Gli uomini di valore ne ricordano i grandi princìpi, la gente comune ne ricorda i dettagli. Non c’è quindi nessuno che non abbia conservato in sè la traccia di ciò che insegnarono Wén e Wŭ. Perché proprio il Maestro avrebbe dovuto ignorare questo insegnamento e che bisogno aveva di qualcuno che gli facesse lezione su questo argomento? (17)
23. Shūsūn Wŭ Shū (18) dichiarò ai consiglieri di corte che Zĭ Gòng era più saggio di Confucio.
Zĭ Fú Jĭng Bó (19) ne informò Zĭ Gòng, il quale osservò:
“ Prendiamo l’esempio di una casa e del muro che la circonda.
Il muro di casa mia arriva all’altezza delle spalle. La gente può sbirciare al di là di esso e vedere ciò che vi è di bello nelle stanze.
Il muro che cinge la casa del Maestro è alto parecchi metri. (20)
Chi non ne trova la porta e non riesce ad entrare all’interno della casa, non può immaginare la bellezza del tempio ancestrale né gli abiti sontuosi di coloro che vi sono addetti. (21)
Pochi sono tuttavia coloro che sanno trovare la porta. Perciò, le affermazioni del primo ministro non mi stupiscono affatto.”.
24.Essendo venuto a sapere che Shūsūn Wŭ Shū aveva parlato del Maestro in termini negativi, Zĭ Gòng osservò: “Sta sprecando il fiato .Il Maestro è superiore a qualsiasi contestazione .Gli altri saggi sono paragonabili a collinette o piccole alture (22) sulla cui cima si può salire. Confucio è irraggiungibile come il sole o la luna. Che danno potrebbe arrecare al sole od alla luna uno che dichiarasse di volersi dissociare da loro? Mostrerebbe soltanto alla gente di non avere alcun buon senso.”(23)
25. Chén Zĭ Qín (24) disse a Zĭ Gòng: “È solo per eccesso di modestia che tu lasci dire che Confucio ti è superiore”. Zĭ Gòng gli rispose: “ Basta una sola parola per essere ritenuti saggi, ma una sola parola basta anche per essere ritenuti stupidi. Il saggio non può quindi non essere prudente nel parlare.
Il Maestro è irraggiungibile come il Cielo, che nessuno può scalare.
Se il Maestro fosse a capo di uno Stato o di un grande feudo , si potrebbe dire di lui: ‘Ha tirato su il popolo ed il popolo si è rimesso in piedi. Gli ha indicato la Via e quello si è posto in cammino. Gli ha procurato la pace e quello si è rivolto a lui. Lo ha messo all’opera e quello è vissuto in armonia. È stato lodato da vivo e pianto da morto’ (25) Chi potrebbe mai eguagliarlo?”.
NOTE
1) Zhū Xī osserva che la posizione di Zĭ Xià appare troppo rigorosa, quella di Zĭ Zhāng troppo corriva. A mio parere, entrambe le posizioni si conciliano con il pensiero di Confucio se la prima viene riferita all’amicizia, la seconda ai rapporti sociali. Nei rapporti sociali, che stanno alla base della vita collettiva, non si possono operare esclusioni, che appaiono sconsigliate non solo dalla buona educazione, ma anche dal buon senso. Chi intendesse escludere ogni contatto con i malvagi, i disonesti, i prepotenti, gli ignoranti, gli stupidi, i maleducati, i mediocri, gli incapaci passerebbe tutto il suo tempo a compilare ”liste di proscrizione”. Inoltre il “saggio” rischierebbe spesso di trovare qualcuno “più saggio” di lui, come, in politica, succede ai “puri” , che finiscono sempre “epurati”da qualcuno “più puro” di loro. Diverso è il caso dell’amicizia, rapporto che, mirando al miglioramento reciproco degli amici, deve essere instaurato soltanto con le persone perbene.
2) Il saggio non nega affatto gli aspetti positivi dei mestieri e delle professioni. Evita però di dedicarvisi a tempo pieno perché teme che un costante impegno in un’attività manuale o nella ricerca tecnica lo distragga dallo studio e dalla riflessione sui grandi problemi della vita e della società.
3) Il termine cinese 厲 “lì”, che significa “limare”, “affilare”, mi sembra voler dire, se legato al termine 言“yán” “parola”, che le parole del saggio sono “affilate”, cioè “essenziali”, “concrete”,”laconiche”, “prive di orpelli”.
4) Il presupposto per poter interagire efficacemente con gli altri è sempre lo stesso: occorre dimostrare che si è seri, sinceri, affidabili.
5) I termini 洒 (“să” “spruzzare”) e 掃 (“săo” “spazzare”), 應 (“yìng” “rispondere”) e 對 (“duì” “replicare”), 進 (“jìn” “avanzare”) e 退 (“tuì” “ritirarsi”) sembrano in effeffetti aver più a che fare con lo studio del buon
comportamento ( come tenere in ordine una casa, come condurre una
conversazione, come muoversi in società) che con l’analisi di grandi temi
filosofici, politici o sociali. Zĭ Xià sostiene tuttavia, non senza ragione,che
anche ciò fa parte integrante della formazione di un gentiluomo. La posizione
di Zĭ Xià mi pare del resto più conforme alla dottrina di Confucio che quella
di Zĭ Yóu, le cui affermazioni potrebbero esser messe in bocca ad un filosofo
occidentale.
6) C’è, nella risposta di Zĭ Xià, un approccio che mi sembra senz’altro condivisibile. Egli sottolinea ,in particolare, che l’insegnamento deve tener conto del carattere e delle qualità degli allievi e che metodi diversi di insegnamento possono giungere, per vie differenti, allo stesso risultato: la formazione di un galantuomo.
7) Viene qui enunciata l’aurea regola secondo cui ciascuno deve anzitutto sforzarsi di svolgere al meglio i compiti relativi al proprio stato. Un funzionario può certamente nutrire la legittima ambizione di diventare famoso per la sua sapienza, ma non potrà dedicare a studi e ricerche il tempo che gli occorre per svolgere coscienziosamente il proprio lavoro. Uno studente può certamente ambire ad un buon posto nell’amministrazione, ma non potrà darsi da fare per ottenerlo prima di aver compiuto gli studi necessari a conseguire un’adeguata formazione.
8) La virtù è la qualità di chi sa condurre con modestia, misura, equilibrio ed armonia una vita normale. Chi vuole “far troppo” cade facilmente negli eccessi e non può essere considerato un uomo “veramente virtuoso”.
9) La virtù diffida delle apparenze. Chi vuol sempre apparire “il più saggio”, “il più onesto”, “il più degno” difficilmente può essere un buon maestro.
10) È solo in occasione di un grave lutto che si può vedere la sincerità o l’ipocrisia di un uomo.
11) Mèng Zhuāng Zī 孟 莊 子 è il nome postumo attribuito a Zhòngsūn Shù 仲 孫 述 , figlio di Zhòngsūn Miè 仲 孫 蔑 , della famiglia Mèngsūn 孟 孫. Conosciuto fin da giovane come persona di grandi capacità, servì il duca Xiāng di Lŭ 魯 襄 公 (573 a.C.-542 a.C.). Morì nel 550 a.C.
12) Confucio considera come esempi di pietà filiale color che, durante il triennio di lutto, non modificano alcuna delle decisioni paterne. Per essere considerato un modello inimitabile, Mèng Zhuāng Zĭ dovette probabilmente rispettare gli orientamenti paterni per un periodo ancora più lungo.
13) Yáng Fū 陽 膚 , allievo di Zēng Zĭ 曾 子 (505 a.C.-435 a.C.), che fu uno dei più validi discepoli di Confucio, venne nominato giudice (士 師 “shìshī”) dai Mèngsūn, che, come s’è già visto, usurpavano, in certe zone, le prerogative del duca di Lŭ. L’episodio va collocato in data posteriore alla morte del Maestro
14) Zhòu Wáng 縐 王 , l’ultimo sovrano della dinastia Shāng 商 朝 , fu dipinto come un mostro di crudeltà dalla propaganda dei suoi nemici, i Zhōu 周 , che intendevano giustificare la propria ribellione sostenendo che l’imperatore Shāng aveva perso,a causa della sua estrema malvagità, il Mandato del Cielo 天 命 e non era dunque più legittimato a regnare.
15) Confucio esprime qui il concetto che noi rendiamo con i proverbi “piove sempre sul bagnato” o “si dà sempre a chi già ha”. Chi presta il fianco alle critiche vede la sua cattiva reputazione moltiplicata dai pettegolezzi e dalle dicerie. Il saggio, che lo sa, cerca quindi di mostrarsi assolutamente irreprensibile.
16) Non vi sono altre menzioni di un personaggio di questo nome. Il termine “gòngsūn”公 孫 ( letteralmente “nipote del duca”, “discendente del duca”) indica tuttavia che si trattava di un membro della famiglia regnante di Wèi 衛 國 .
17) Zĭ Gòng intende dire che Confucio non ha avuto bisogno di un maestro perché poteva fondarsi su un patrimonio culturale largamente diffuso che la tradizione faceva risalire ai primi sovrani della dinastia Zhōu.
18) Shūsūn Zhōuqiù 叔 孫 州 仇, detto Shūsūn Wŭshū 叔 孫 武 叔 , cioè Shū il guerriero, capo della famiglia Shūsūn, fu primo ministro di Lŭ nel 492 a.C., dopo la morte di Jì Huàn Zĭ 季 桓 子 . È menzionato negli Annali delle Primavere e degli Autunni 春 秋 (Anno secondo del duca Āi di Lŭ 魯 哀 公 二 年 ) e nello Zuó Zhuàn 左 傳.
19) Zĭ Fú Jĭng Bó 子 服 景 伯 , uno dei ministri del duca di Lŭ, era favorevole alla dottrina del Maestro.
20) Il termine 刃 “rèn”, usato da Zĭ Gòng, indica una misura di lunghezza corrispondente al “fathom” inglese, cioè a circa 180 centimetri. Alcuni “rèn” rappresentano quindi un’altezza di parecchi metri.
21) Le residenze signorili avevano al loro interno un tempio ancestrale 宗 廟 (“zōng miào”), più o meno ornato secondo la ricchezza e l’importanza della famiglia. In tale contesto, ho interpretato il termine 官 (“guān”,”funzionario”) nel senso di addetto al servizio ed alle cerimonie di questo tempio. Si può tuttavia anche immaginare che Zĭ Gòng abbia voluto paragonare la casa di Confucio ad un palazzo reale e che il termine sopra ricordato designi quindi i dignitari di corte.
22) I termini 丘 “qiū” e 陵 “líng”indicano modeste elevazioni del terreno (collinette, dune, etc.) talvolta di origine naturale, talaltra corrispondenti alle tombe di sovrani o di grandi dignitari.
23) Zĭ Gòng attribuisce all’insegnamento del Maestro il carattere incontestabile ed assoluto dei grandi fenomeni naturali. Chi potrebbe, senza essere considerato pazzo o idiota, dichiararsi in disaccordo con il corso degli astri, esprimere la propria contrarietà all’alternarsi del giorno e della notte, al trascorrere dei mesi, al susseguirsi delle stagioni?
24) Con il nome di Chén Zĭ Qīn 陳 子 禽 è indicato uno dei discepoli di Confucio, Kàng di Chén 陳 亢 , abitualmente denominato Zĭ Qín 子 禽 .
25) La descrizione del sovrano saggio ed avveduto, cui viene equiparato Confucio, è verosimilmente una citazione tratta da un elogio del buon governante, il cui modello veniva ravvisato dalla tradizione nei mitici re dell’antichità più remota (Yáo, Shùn, Yú il Grande).